I dubbi, le indecisioni, le indicazioni contrastanti provenienti dal Governo attuale, unite a quelle del precedente, hanno gettato il mondo della sostenibilità italiana in uno stato confusionale senza precedenti. Mentre si susseguono gli scossoni dovuti al tormentato Quinto Conto Energia, è ora il turno del comparto edilizio.

Ebbene, vista la profonda crisi del settore (uno dei più colpiti dalla crisi), la precedente bozza del “Provvedimento di urgenza in materia di infrastrutture e trasporti” messa a punto dal Ministero delle Infrastrutture, aveva previsto un prolungamento delle detrazioni fiscali del 55% per i lavori che mirassero a migliorare l’efficienza energetica degli edifici anche a dopo il 31 dicembre 2013. Un modo per favorire attività nel mercato. Ma, a quanto pare, tutto è ancora gioco.

Sembra infatti che la volontà sia quella di tornare alla versione precedente, quella inserita nel Decreto Salva-Italia. La bozza della misura, entrata più recentemente in circolazione, riporta infatti le cifre evidenziate alle fine dello scorso anno: prolungamento delle detrazioni del 55% fino a tutto il 2013, con taglio al 36% dal 1 Gennaio 2014.

Giampaolo Valentini (che all’ENEA è responsabile della gestione delle detrazioni del 55%) intervistato da QualEnergia ha così commentato: “lo Stato non avrà più nessun riscontro su quali saranno i risultati in termini di tipologia e di numero di interventi effettuati, né di risparmio energetico ottenuto, né di limitazione di emissione di gas climalteranti. Chi mai, infatti, intraprenderà più interventi di efficientamento energetico quando il bonus per le ristrutturazioni edilizie sarà disponibile praticamente per lo stesso importo e offre il vantaggio di non dover sottostare praticamente a nessun adempimento né di dover ricorrere all'aiuto o alla consulenza di un tecnico? Basterà dichiarare che in ogni caso sempre di ristrutturazione edilizia si tratta e ogni problema di rendicontazione scomparirà”. Il Governo dunque non fa altro che equiparare le ristrutturazioni ordinarie a quelle volte a rendere meno energivori gli edifici, finendo con il penalizzare fortemente quest'ultime.

Una decisione che somiglia molto ad un colpo auto-inflitto, visto che secondo uno studio congiunto di ENEA e CRESME (Centro di Ricerche Economico Sociali per l'Edilizia e il Territorio), lo Stato Italiano, proprio grazie a tali misure, ha incassato nel periodo che va dal 2007 al 2010 ben 10mld di Euro (a fronte di un costo di 6 mld) provenienti dal risparmio in bolletta (3mld), dal maggior gettito fiscale (3mld) e dall’aumento del reddito derivante dal patrimonio immobiliare (4mld).