OFFERTA CERTIFICAZIONE ENERGETICA

giovedì 25 ottobre 2012

PRODURRE BENZINA DALL'ARIA !


 

Nel Regno Unito un team di scienziati e ricercatori è riuscito a produrre della benzina utilizzando solo anidride carbonica estratta dall’aria. Una scoperta che potrebbe rivoluzionare il mondo delle automobili
Sembra fantascienza ma non lo è. Abbiamo immaginato tante volte quale potrebbe essere il futuro delle automobili. Già sono una realtà quelle ibride ed elettriche e anche l’industria automobilistica testa con sempre maggiore successo l’utilizzo dei biocarburanti di ultima generazione.
Ma ora una vera rivoluzione potrebbe sconvolgere il futuro delle quattro ruote: produrre benzina sfruttando solo l’aria e l’anidride carbonica. Una scoperta sensazionale che è stata annunciata qualche giorno fa dal team di scienziati e ricercatori che lo scorso agosto, nella piccola raffineria Air Fuel Synthesis di Stockton-on-Tees – Regno Unito - hanno prodotto cinque litri di carburante partendo dalla CO2 e dall’idrogeno.
Qualche mese fa sempre lo stesso team aveva testato una tecnologia su dei reattori che usavano anidride carbonica e idrogeno. Dopo alcuni mesi di test si è poi passati alla produzione di benzina sfruttando direttamente l’anidride carbonica estratta dall’aria e senza utilizzare i comuni additivi adoperati per la produzione della “senza piombo”.
I ricercatori garantiscono che questo rivoluzionario carburante potrà essere immagazzinato e trasportato senza problemi e assicurano che la nuova benzina prodotta dall’aria potrà essere usata senza modificare l’impianto di alimentazione delle automobili.
Tutto questo potrebbe, così, cambiare il volto delle città ogni giorno strette in una morsa soffocante di smog. La stessa azienda, infatti, assicura che la produzione su larga scala potrebbe essere avviata entro i prossimi anni ma bisognerà trovare un modo per contenere i costi di produzione. Per il momento questo sistema non è a portata di tutte le tasche: si calcola, infatti, che per catturare una tonnellata di CO2 siano necessarie circa 400 sterline.
Intanto alcuni esperti italiani hanno storto il naso di fronte a questa nuova scoperta. Alcuni sottolineano come la ricerca sia stata finanziata dalla Institution of Mechanical Engineers e che le uniche pubblicazioni in merito siano solo presso l’Istituto. Ma oltre all’assenza di pubblicazioni scientifiche, c’è chi – come Nicola Armaroli del gruppo europeo sulle tecnologie di conversione della CO2 del Consiglio Nazionale delle Ricerche – ricorda che la vera novità è solo nel dispositivo per catturare la CO2 dall’aria e non per la produzione di carburante.
Ma a noi piace comunque vedere questa scoperta con grande positività. Tecnologia nuova o vecchia che sia, se potrà davvero rivoluzionare il futuro delle auto e aiutare l’ambiente merita un applauso!

mercoledì 10 ottobre 2012

AAA CERTIFICAZIONE ENERGETICA CERCASI

AAA certificazione energetica cercasi  (solo 1 annuncio su 8 ha il dato)


L’obbligo c’è, ma non sono previste sanzioni per i trasgressori. Questo spiega il lento decollo della certificazione energetica negli annunci di compravendita immobiliari, in concorso con la crisi economica e la presenza sul mercato di una quota dominante di appartamenti datati.

SOLO UN ANNUNCIO SU 8 È IN REGOLA.
Secondo una ricerca del portale Immobiliare.it, a un mese e mezzo dall’avvio dell’obbligo (che in passato era previsto solo all’atto della compravendita) solo il 12,7% degli immobili in vendita ha un certificato valido, vale a dire comprensivo tanto della classe energetica, quanto dell’indice di prestazione energetica del bene messo in vendita. Una quota così bassa, dicono gli autori della ricerca, si spiega in primo luogo con il fatto che  a oggi la Lombardia è l’unica regione a sanzionare il  mancato adempimento (multe da 3mila a 5mila euro).
Secondo lo studio, che ha passato al setaccio circa 700mila annunci, l’area del Paese in cui l’obbligo ha finora riscontrato i maggiori riscontri è il Nord Est, con il 18,9% di annunci in regola. Seguono il Nord Ovest al 15,6% e il Centro Italia all’8,8%, con il Sud fanalino di cosa al 3,8%. Tra le province, quelle con i livelli più elevati di certificazione sono Bolzano (25,6%) e Trento (22,0%), seguite a distanza da Milano (11,3%) e Torino (10,2%). Roma è ferma al 5,2%, mentre Palermo è ultima, che arriva allo 0,9%.
MOLTI ANNUNCI RISALGONO AL PRE-RIFORMA.
«È un ordine di grandezza che confermiamo a grandi linee», commenta Luca Dondi, analista di Nomisma. Secondo il quale il lento decollo è dovuto in primis «al fatto che si tratta per lo più di immobili che sono sul mercato da parecchio tempo, in ragione delle difficoltà di assorbimento che ci protraggono ormai da un triennio, e che i proprietari immaginavano di alienare prima dell’entrata in vigore della normativa».
Anche se molti hanno sottovalutato «la perentorietà del termine e si è pensato fino all’ultimo ci fosse spazio per una proroga di almeno sei mesi», aggiunge. In particolare, questo sembra aver frenato i privati, che secondo la ricerca di Immobiliare.it indicano i dati richiesti dalla normativa solo nell’1,5% dei casi.
DECISIVO IL RUOLO DEGLI AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO.
Posizioni condivise da Alessandro Ghisolfi, responsabile ufficio studi di Ubh. «La nuova normativa deve ancora essere digerita», commenta, «molti sono addirittura ancora ignari dell’obbligo».
Pesa, poi, la natura delle case messe in vendita: «Per oltre il 70% dei casi si tratta di realtà con non meno di 20 anni di vita, che pertanto richiedono un’apposita certificazione (quelli più recenti recavano già al momento dell’acquisto l’indice, ndr)», aggiunge.
Per Ghisolfi, una spinta può arrivare dagli amministratori condominiali: «Un buon professionista potrebbe suggerire una certificazione di tutte le abitazioni presenti nell’edificio, con un sicuro risparmio», aggiunge.
EDIFICI COLABRODO.
Marco Prosdocimi, responsabile servizi informativi del Gruppo Tecnocasa pone l’accento «sui limiti normativi perché siamo di fronte a una competenza concorrente tra Stato e Regioni: queste ultime solo in tre casi hanno accolto il dettato normativo nazionale in maniera completa, favorendo così la confusione».
Anche se precisa che nel caso dei loro annunci «quasi la metà contiene le indicazioni complete». Segno evidente che il ritardo nell’adeguamento riguarda soprattutto gli annunci privati.
Ma qual è lo stato di salute degli edifici attualmente in vendita? Una ricerca curata dalla stessa Tecnocasa per Economiaweb.it offre un quadro sconfortante. Su circa 57mila immobili che indicano la classe energetica di appartenenza, oltre 35mila rientrano nella G, la peggiore dal punto di vista energetico. Seguono la F (oltre 5mila) e la E (oltre 4mila), mentre solo 1.203 si fregiano della classe A.

lunedì 8 ottobre 2012

STOP ALLE AUTODICHIARAZIONI

Certificazione energetica: stop all’autodichiarazione in classe G

Non sarà più consentito ai proprietari di edifici energivori autocertificare la classe energetica G. La novità è contenuta in una bozza di decreto ministeriale che sarà emanato nelle prossime settimane.
Il decreto si è reso necessario per rimediare alla procedura di infrazione a carico dell’Italia aperta dalla Commissione Europea per incompleta attuazione della Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia.

La UE ha contestato, in particolare, la possibilità - prevista dalle Linee guida per la certificazione energetica degli edifici (
DM 26 giugno 2009) - per i proprietari di immobili con scarse prestazioni energetiche, di autodichiarare la classe più bassa (la G) al momento del trasferimento inmmobiliare. Secondo la Commissione Europea, questa opzione vìola l’art. 7, paragrafi 1 e 2, della Direttiva 2002/91/CE (leggi tutto).

Le Linee guida, ad oggi, consentono al proprietario dell’edificio, consapevole della scadente qualità energetica dell’immobile, di scegliere di ottemperare agli obblighi di legge attraverso un’autodichiarazione in cui afferma che l’edificio è di
classe energetica G e che i costi per la sua gestione energetica sono molto alti.

Con le modifiche alle Linee guida, apportate dalla bozza di Decreto, l’autodichiarazione potrà essere sostituita con una delle
procedure di certificazione semplificate già definite dalle stesse Linee guida, e cioè il software gratuito Docet predisposto da Enea e Cnr (Allegato A, paragrafo 5.2, punto 2) e la procedura semplificata di cui all’Allegato A, paragrafo 5.2, punto 3.

A seguito della cancellazione della possibilità di autodichiarare la classe G, la bozza di decreto dettaglia maggiormente la casistica degli
edifici esentati dall’obbligo di certificazione energetica, escludendo quelli per i quali è tecnicamente impossibile o non significativo effettuarla (box, cantine, autorimesse, depositi, ecc.), i ruderi e gli scheletri strutturali.

Sono poi meglio specificati i ruoli degli enti tecnici, CTI, Enea, Cnr, per la qualificazione dei
software commerciali per il calcolo della prestazione energetica, ed è stata dettagliata la forma dei sistemi di calcolo di riferimento nazionale che i suddetti enti devono rendere disponibile.

martedì 2 ottobre 2012

UN PO DI CONSIGLI...

Alcuni consigli per migliorare il risparmio energetico delle nostre case


Bastano veramente pochi accorgimenti per diminuire i consumi di energia della propria abitazione senza dover necessariamente effettuare costosi e complicati interventi di ristrutturazione. Ve ne diamo qualche esempio.

Per quanto riguarda l’illuminazione, si possono sostituire le lampade tipo faretti, che in media consumano dai 50 ai 70 watt, con lampade a led che hanno una illuminazione maggiore, una durata più lunga (circa 50.000 ore) e consumano in media 10 watt.
Se non si vuole sostenere il maggior costo iniziale dei led (anche se in breve tempo lo si recupera tutto) si possono utilizzare lampade fluorescenti a basso consumo con alimentatore elettronico al posto delle lampade alogene e quelle a incandescenza.

Inoltre si possono tenere dei semplici accorgimenti, come accendere solo lampade di cui si ha bisogno in quel momento, oppure non tenere accese le luci quando si esce di casa, oppure utilizzare delle “ciabatte” multi presa con interruttore in modo da spegnere totalmente i vari apparecchi elettronici che rimangono in stand-by.


Per quanto riguarda gli elettrodomestici, che in media assorbono il 70% dell’elettricità della bolletta, è utile seguire alcune piccole azioni come: usare il forno elettrico solo quando è realmente necessario e spegnerlo poco prima che la cottura sia ultimata per sfruttare il calore residuo oppure utilizzare lavastoviglie e lavatrice preferendo il lavaggio a temperature non elevate e nelle ore serali.


Passando all’utilizzo dell’acqua se ne può ridurre il consumo utilizzando dei piccoli dispositivi, chiamati riduttori di flusso dell’acqua, i quali garantendo la stessa efficienza, permettono di risparmiare ben il 30-50% d’acqua. I riduttori di flusso si applicano al posto dei normali frangigetto montati nei rubinetti dei lavandini e nei bidet.


Inoltre, altri piccoli comportamenti fondamentali per ridurre lo spreco possono essere:


  • evitare di lasciare i rubinetti semi aperti o gocciolanti; ove è necessario, provvedere alla sostituzione delle guarnizioni  (si trovano in quasi tutti i supermercati a una cifra irrisoria e chiunque, dotato di una minima manualità, può provvedere autonomamente al ricambio);
  • se necessita l’uso d’acqua solo per pochissimi secondi, specialmente in presenza di un miscelatore, usare acqua fredda altrimenti si riscaldano solamente i tubi dell’acqua calda;
  • Preferire la doccia rispetto al bagno caldo, evita di consumare tout court tra i 60 e i 100 litri ogni volta;
  • Non lasciare scorrere l’acqua inutilmente (il classico esempio è quello del lavaggio dei denti).