OFFERTA CERTIFICAZIONE ENERGETICA

mercoledì 24 dicembre 2014

CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI, IL PUNTO SULL'EVOLUZIONE DEL QUADRO LEGISLATIVO

Le prime disposizioni nazionali in materia di certificazione energetica degli edifici risalgono alla L. 9/01/91, n.10, volta a favorire e ad incentivare, tra l’altro, l'uso razionale dell'energia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi produttivi.
In seguito, le disposizioni in materia sono state riviste ed integrate dai D.Lgs. n. 192/05 e n. 311/06 con i quali si è provveduto a recepire nel nostro ordinamento la direttiva 91/02 (EPBD, prima versione) relativa alle prestazioni energetiche degli edifici e che ha introdotto la certificazione degli edifici, intesa soprattutto come strumento di trasformazione del mercato immobiliare, allo scopo di sensibilizzare gli utenti sugli aspetti energetici all'atto della scelta dell'immobile e di ridurre le emissioni di CO2 della UE. 
D.LGS. 192/05 E D.LGS. 311/06. Il D.Lgs. 192/05 entra ufficialmente in vigore l’8/10/05. Definisce, sin dalla sua prima versione, parecchi elementi tra cui, ad esempio, i requisiti minimi prestazionali degli edifici e l’obbligatorietà della certificazione. Il D.Lgs. 192/05 non può essere ancora considerato uno strumento legislativo completo, poiché rimanda a decreti successivi. Il D.Lgs. 311/06, pubblicato nell’anno seguente, avrebbe dovuto quindi integrarlo e completarlo: mancano, tuttavia, la modalità con cui la certificazione debba essere applicata e introduce in via transitoria, e sino alla data di entrata in vigore delle Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, la “qualificazione energetica”.
Con il D.Lgs. 311/06, l’obbligo della certificazione viene esteso gradualmente a tutti gli edifici preesistenti all’entrata in vigore del D.Lgs. 192/05 (8/10/05), purché oggetto di compravendita o locazione: questo al fine di rendere il provvedimento maggiormente aderente alle disposizioni della direttiva EPBD. Con lo stesso Decreto, vengono inoltre modificate le norme concernenti le funzioni delle Regioni e degli enti locali che erano contenute nel D.Lgs. 192/05, confermando le competenze in materia già attribuite in sede di decentramento amministrativo dall’art. 30 del D.Lgs. 112/98.
LEGGE FINANZIARIA 2008. La L. 244/07 “legge finanziaria 2008” all’art. 1, comma 288, dispone che, a decorrere dall’anno 2009 e in attesa dell’emanazione dei provvedimenti attuativi di cui all’art. 4, comma 1, del D.Lgs. 192/05, il rilascio del permesso di costruire sia subordinato alla certificazione energetica dell’edificio, così come previsto dall’art. 6. Il comma 289 della L. 244/07 impone, inoltre, con la sostituzione del comma 1?bis dell'art. 4 del D.P.R. 380/01, che, a decorrere dal 1° gennaio 2009, i regolamenti edilizi comunali prevedano, ai fini del rilascio del permesso di costruire, l'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per gli edifici di nuova costruzione. Il termine indicato è stato rinviato al 1° gennaio 2010 dal D.L. 207/08 (art. 29, comma 1?octies) e poi al 1° gennaio 2011 dal D.L. 194/09 (art. 8, comma 4?bis; A.C. 3210).
D.LGS. n.115/08. Successivamente, il D.Lgs. 30/05/08, n.115 recepisce la direttiva 32/06 (EED) concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici ed abroga la direttiva 76/93; integra inoltre le disposizioni del D.Lgs. 192/05 prevedendo, nelle more dell'emanazione dei decreti attuativi di cui all’art. 4, comma 1, del D.Lgs. 192 e fino alla data di entrata in vigore degli stessi, l’applicazione delle disposizioni contenute nell'allegato III dello stesso D.Lgs., relative alle “Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici e degli impianti” e al riconoscimento dei “Soggetti abilitati alla certificazione energetica degli edifici”.
LEGGE N. 133/2008. Con la L. 6/08/08 n.133 “Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto?Legge 25/06/08 n.112 recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”, si fa un passo indietro nel percorso dell’attuazione della certificazione: vengono infatti abrogati, con il comma 2?bis, a partire dal 22/08/08, i commi 3 e 4 dell’art.6 del D.Lgs. 192/05. Questi stabilivano, in particolare, che, nel caso di trasferimento a titolo oneroso di interi immobili o di singole unità immobiliari, l’APE (attestato di prestazione energetica) dovesse essere allegato all'atto di trasferimento (art. 6, comma 3) e che in caso di locazione lo stesso attestato dovesse essere messo a disposizione del conduttore o ad esso consegnato in copia conforme all'originale (art. 6, comma 4). Conseguentemente, sono stati abrogati anche i commi 8 e 9 dell’art. 15, che prevedevano la nullità del contratto che poteva essere fatta valere solo dall'acquirente in caso di violazione dell'obbligo di cui all'art. 6, comma 8, o solo dal conduttore in caso di violazione dell'obbligo previsto dall'art. 6, comma 9. Con il D.L. 112/08 viene quindi meno l’obbligo di allegare l’APE agli atti di compravendita, ma non l’obbligo di redigerlo.
D.P.R. N. 59/2009. Nel 2009 viene pubblicato il D.P.R. n.59, che definisce i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici per la climatizzazione invernale e per la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli impianti termici per la climatizzazione estiva e, limitatamente al terziario, per l'illuminazione artificiale degli edifici. Esso attua in parte le lettere a) e b) dell’art. 4, comma 1, del D.Lgs. 192/05, poiché all’art. 1, comma 2 rinvia a successivi provvedimenti la definizione dei criteri generali, metodologie di calcolo e requisiti minimi per la prestazione energetica degli impianti termici per la climatizzazione estiva e per l’illuminazione artificiale degli edifici del settore terziario.
D.M. 26/06/09. Nello stesso anno viene anche pubblicato sulla G.U. del 10/07/09 l’atteso D.M. 26/06/09 “Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici” (entrato in vigore il 25/07/09).
D.LGS. 28/11. Il D.Lgs. 28/11, volto a recepire la direttiva 28/09 (RED) sulla promozione delle energie rinnovabili, interviene anche sui sistemi di incentivazione dell'efficienza energetica. L'art. 13 modifica il D.Lgs. 192/05 per prevedere una maggiore trasparenza delle informazioni commerciali e contrattuali relative alla certificazione. Con il discusso Allegato 3 introduce poi le prescrizioni relative alla quota di energie rinnovabili nelle nuove costruzioni.
D.M. 22/11/12. Il 13/12/12 viene pubblicato il D.M. 22/11/12 che modifica le Linee Guida nazionali. In particolare, il D.M. elimina la possibilità per i proprietari di alcune tipologie di immobili di optare per l’autocertificazione della classe energetica più bassa (G), come richiesto dalla CE; viene inoltre data attuazione all’art. 9 della Direttiva EPBD del 2002 che impone agli stati membri di adottare un sistema di ispezioni periodiche degli impianti di condizionamento d’aria di potenza superiore ai 12 kW.
D.L. 63/13. Il D.L. 63/13, oltre a recepire formalmente la direttiva 31/10 (aggiornamento o “rifusione” della EPBD del 2002, di seguito indicata come EPBD o “direttiva”), interviene sul D.Lgs. 192/05: indica nuove regole per l'efficienza del patrimonio edilizio e rende obbligatorio l'APE. La nuova metodologia di calcolo delle prestazioni, prevista dal D.L. 63/13, entrerà in vigore con l'emanazione dei relativi provvedimenti attuativi (attualmente in fase di pubblicazione). Tale disposto permette di porre fine alle procedure di infrazione avviate dalla CE nei confronti dell’Italia. Il D.L. 63/2013 è convertito in legge con modificazioni dalla L. 03/08/13 n. 90.
D.P.R. 16/04/13, N.75 E D.P.R. 16/04/13, N. 74. Inoltre, il 27 giugno 2013 vengono pubblicati sulla G.U. n. 149 il D.P.R. 16/04/13, n.75 – regolamento recante disciplina dei criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l'indipendenza degli esperti e degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici, a norma dell'articolo 4, comma 1, lettera c) del D.Lgs. 19/08/05, n. 192 ? e il D.P.R. 16/04/13, n. 74 ? regolamento recante disciplina dei criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l'indipendenza degli esperti e degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici, a norma dell'articolo 4, comma 1, lettera c), del D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 e regolamento recante definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari, a norma dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192.
D.L. N. 145/13 "DESTINAZIONE ITALIA" E D.L. N. 151/13. Alla fine del 2013 vengono pubblicati i D.L. 23/12/13, n. 145 "Destinazione Italia" e D.L. 30/12/13, n. 151, tali disposti aggiornano ulteriormente il D.Lgs. 192/05 modificando le regole sull’obbligo di dotazione e di allegazione dell’APE. La L. 21/02/14, n.9, conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 23/12/13, n. 145 aggiorna tra l'altro il D.P.R. 16/4/13 n. 75, a cui sono apportati aggiornamenti in merito alle classi di laurea per svolgere l'attività di certificatore energetico e alla durata del corso da certificatore.
ATTESO L'AGGIORNAMENTO DELLE LINEE GUIDA NAZIONALI. Per chiudere il quadro, è infine attesa la pubblicazione dell'aggiornamento delle Linee guida nazionali per l’attestazione della prestazione energetica degli edifici. Tali linee guida definiranno, nel nuovo ambito legislativo tracciato dalla L. 90/13: criteri generali, metodologie per il calcolo, classificazione degli edifici, procedure amministrative, format e norme per il monitoraggio e controlli della regolarità tecnica e amministrativa.
Si sottolinea, a questo proposito, che la L. 90/13 introduce, e i citati attesi decreti definiranno nel dettaglio, delle significative innovazioni. In particolare:
- classificazione delle prestazioni energetiche basata su un criterio relativo e non assoluto, come fatto sino ad oggi (l’edificio reale viene confrontato con “se stesso” dotato di involucro e impianti di prestazioni “minime”, definite dalla legge);
- definizione più chiara dei consumi energetici, che consentirà all’utente di meglio distinguere la qualità dell’involucro, degli impianti, il consumo totale di energia e la quota di energia rinnovabile utilizzata.
(fonte:casaclima.com) 


giovedì 4 dicembre 2014

SANZIONI PER MANCANZA DI A.P.E. O DICHIARAZIONI MENDACI

Senza L’Attestato di Prestazione Energetica (APE) è un documento che indica i consumi energetici di un edificio, da allegare obbligatoriamente in caso di nuova costruzione o di trasferimento di un immobile a qualunque titolo, quindi sia in caso di compravendita, donazione, successione, che in caso di locazione. La sua assenza comporta pesanti sanzioni non solo per i committenti ma anche per i professionisti in qualche modo coinvolti nella progettazione o nell’esecuzione dell’opera.
Vediamo più nel dettaglio a quanto ammontano queste sanzioni.
Il professionista che redige un Attestato di Prestazione Energetica senza rispettare i requisiti e i criteri metodologici dettati dalla normativa vigente o inserendo dati falsi, rischia di incorrere in una sanzione amministrativa, il cui importo è compreso tra 700 e 4.200 euro.
Invece il direttore dei lavori può incappare in una sanzione amministrativa compresa tra 1.000 e 6.000 euro nel caso in cui ometta di produrre l’APE o di allegarlo alla richiesta del certificato di agibilità.
L’Attestato di Prestazione Energetica è obbligatorio per tutti gli edifici di nuova costruzione o per quelli oggetto di ristrutturazione complessiva di una certa consistenza. Sono il costruttore o il proprietario i soggetti a cui spetta il compito di far redigere l’APE, in mancanza del quale rischiano una sanzione compresa tra 3.000 e 18.000 euro.
Gli stessi importi delle sanzioni (minimo 3.000, massimo 18.000 euro) sono previsti nel caso in cui l’APE non venga allegato in un atto di compravendita.
Nel caso, invece, di mancata allegazione in un contratto di locazione, le sanzioni sono più lievi e vanno da un minimo di 300 euro ad un massimo di 1.800 euro.
Negli annunci immobiliari, infine, sia di compravendita che di locazione, devono essere riportati i parametri energetici dell’edificio (indice di prestazione energetica e classe di efficienza energetica).
In mancanza di tali dati, il responsabile dell’annuncio, può essere punito con una sanzione amministrativa compresa tra 500 e 3.000 euro.
Il pagamento delle sanzioni non esenta, però, dall’obbligo di presentare l’Attestato di prestazione Energetica, entro 45 giorni dalla contestazione.
Tale presentazione in ritardo, secondo quando scaturisce dalla recente pubblicazione del decreto sulla Semplificazione fiscale e dichiarazione dei redditi precompilata, va effettuata al Ministero dello Sviluppo Economico.

Chi eroga le sanzioni per mancanza di APE o per dichiarazioni mendaci?
Tuttavia, la legge non è mai stata troppo chiara sulle figure a cui spetta il compito di vigilare affinchè gli attestati siano redatti in maniera conforme ed allegati ai contratti di trasferimento, oltre che di erogare le sanzioni sopra elencate.
Probabilmente è stato a causa di questo poco chiaro quadro normativo, che in Italia è proliferato un mercato al ribasso, con la produzione di APE a prezzi irrisori e, di conseguenza, elaborati con scarsa professionalità e senza il rispetto dei requisiti richiesti.
Pertanto può essere utile riepilogare a chi spetta il compito di vigilare sull’operato dei professionisti e sul comportamento di chi vende o affitta casa.
Il compito di sanzionare i professionisti che redigono APE con dati falsi o senza rispettare i metodi indicati dalle norme, spetta alla Regione o alla Provincia autonoma di appartenenza, a cui tra l’altro va inviata copia del documento entro 15 giorni dalla redazione.
Tali enti ne fanno anche segnalazione all’ordine o collegio a cui è iscritto il professionista, per i conseguenti provvedimenti disciplinari.
Nel caso, in cui, invece, l’illecito sia stato commesso dal direttore dei lavori per omessa presentazione in caso di richiesta di agibilità è al Comune che spetta l’erogazione della sanzione nonché la comunicazione al collegio o all’ordine di appartenenza.
Per quanto riguarda l’omessa allegazione dell’attestato ai contratti di trasferimento degli immobili, il compito di vigilare e di erogare le eventuali sanzioni spetta alla Guardia di Finanza o all’Agenzia delle Entrate, che può effettuare il controllo all’atto della registrazione del contratto.
Nel caso in cui, infine, manchi l’ indicazione dei dati energetici negli annunci vendesi o affittasi, in qualunque modo diffusi (stampa, agenzia immobiliare, cartelli, ecc.), è sempre compito del Comune in cui è ubicato l’immobile, vigilare sul rispetto della norma, contestare l’eventuale assenza del dato, irrogare la sanzione ed incassarne l’introito.
Appare quindi evidente quanto possa risultare complessa l’attività di vigilanza da parte degli organi e degli enti preposti, vista anche l’ingente mole di lavoro da espletare in altri campi (ad esempio la vigilanza contro l’abusivismo edilizio, da parte dei comuni, spesso insufficiente), e di conseguenza continui a persistere il mancato rispetto delle regole.
(fonte: lavoricasa.it)  


martedì 25 novembre 2014

EFFICIENZA ENERGETICA, LA GRADUATORIA DELLE REGIONI ITALIANE

Analizzando a livello regionale l'andamento del principale parametro di efficientamento energetico, Avvenia ha stilato una graduatoria delle regioni energeticamente più virtuose che vede sul podio Lombardia, Toscana e Lazio. In queste tre regioni si è infatti concentrata la quota più significativa di risparmi certificati nell'ambito del meccanismo dei «Titoli di Efficienza Energetica» (TEE), con incrementi di particolare rilievo nel numero di TEE emessi soprattutto per quanto riguarda Lombardia e Toscana.
Al quarto posto nella graduatoria generale si posiziona l'Emilia Romagna, seguita da Piemonte, Puglia e Campania. Ma tralasciando i valori assoluti e analizzando invece gli incrementi più significativi nel numero di TEE emessi, scopriamo che dopo Lombardia e Toscana, al terzo posto si colloca il Piemonte, seguito da Puglia e Veneto. 
DETRAZIONI FISCALI. Per completare il quadro dell'andamento dell'efficientamento energetico a livello regionale, è stato preso in esame un ulteriore parametro di efficientamento, quello relativo al riconoscimento delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti. E anche in questo caso la Lombardia si è confermata al primo posto, seguita da Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Queste quattro regioni insieme totalizzano il 65% dei risparmi energetici ottenuti con gli interventi di riqualificazione, mentre le quattro regioni meno efficienti in questo ambito (Molise, Basilicata, Calabria e Valle D'Aosta) messe insieme totalizzano l'1% del risparmio energetico.
Confrontando poi le 10 regioni più efficienti (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Trentino Alto Adige, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Marche) con le altre 10 regioni (Molise, Basilicata, Calabria, Valle d'Aosta, Abruzzo, Campania, Sicilia, Umbria, Sardegna e Puglia), emerge che le prime 10 regioni hanno totalizzato il 90% dei risparmi energetici ottenuti con gli interventi di riqualificazione degli edifici esistenti, contro il 10% delle altre 10 regioni.
I SETTORI. Esaminando infine l'andamento nei diversi settori, il Lazio risulta vincente in quello farmaceutico, mentre nel settore del vetro sono le imprese del Piemonte a posizionarsi al primo posto, l'Umbria in quello dei progetti siderurgici, il Veneto in quello dell'edilizia e la Toscana in quello alimentare
(fonte: casaeclima.com)


 

mercoledì 5 novembre 2014

UN ESEMPIO DELLE NOSTRE CITTA' CHE DISPEDERDONO (TANTA) ENERGIA


A Bergamo solo il 10% delle case appartiene alle classi energetiche migliori. Ma soprattutto, il 66% sta tutto dentro quelle peggiori, E, F e G . Un quadro che deve decisamente far preoccupare.
Gli edifici lombardi sono troppo vecchi: è questa una delle prime cause delle cattive prestazioni energetiche. Muri non coibentati, serramenti che lasciano passare l’aria, caldaie vetuste e scarso utilizzo delle energie rinnovabili, sono solo alcuni dei problemi che affliggono i nostri appartamenti. Oltre un milione e 100mila edifici, infatti, avrebbero bisogno di un intervento urgente di ristrutturazione. Il 57% degli stabili lombardi è stato costruito prima del 1971 e ben il 13% prima del 1919. Se si pensa che in Lombardia ci sono oltre un milione e 700mila edifici e più di 4 milioni di abitazioni occupate da residenti si comprende facilmente che lo spreco energetico è enorme.
Entriamo nel dettaglio di Bergamo: l’1,3 % delle case è in categoria A (solo Sondrio e Lecco stanno meglio), lo 0,2 in A+ e l’8,5 in classe B. Il 10,4 e il 13,3% sono nelle classi C e D, poi cominciano le note dolenti: 13,8% in classe E (il dato più alto nella regione), 13,1 in F (solo Milano sta peggio) e 39,5 nella peggiore, la G. Dove però Bergamo sta meglio di qualsiasi altra città lombarda, Pavia per intenderci ha il 65,3% e oltre metà del patrimonio edilizio di Como, Cremona, Lodi, Mantova, Milano e Varese è in questa classe.
I dati sono stati presentati a Milano da Legambiente e Rete Irene, alla presenza tra gli altri dell’assessore regionale all’Ambiente, la bergamasca Claudia Terzi. «Quello della ristrutturazione energetica degli edifici rappresenta uno dei più promettenti assi di investimenti capaci di rimettere in pista l’economia delle costruzioni – spiega Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – si tratta di investimenti estremamente remunerativi sia per l’ambiente, grazie al forte taglio di emissioni conseguibile, che per i privati che li intraprendono, in quanto garantiscono allo stesso tempo il risparmio in bolletta e la rivalutazione degli immobili. Ma per sbloccare gli investimenti occorrono politiche pubbliche che a tutti i livelli scommettano su questo sentiero virtuoso di innovazione del patrimonio edilizio e delle città, stabilizzando le agevolazioni fiscali e rendendole accessibili per tutte le fasce di reddito».
«Regione Lombardia, esattamente come Legambiente, è fermamente convinta che solo applicando una gestione più oculata delle nostre risorse, attraverso politiche incentrate a stimolare i diversi ambiti della qualità ambientale, (mobilità più sostenibile, un maggior sviluppo del capitale verde e una riqualificazione energetica) si possa dare una risposta a quello che noi identifichiamo come concetto di città sostenibile» gli ha fatto eco la Terzi.
Le ristrutturazioni però, per essere efficaci, devono applicarsi al sistema edificio-impianto: serve a poco cambiare la caldaia se l’involucro edilizio resta un colabrodo energetico. E d’altro canto i sistemi di generazione calore devono prevedere l’integrazione delle fonti rinnovabili, dal solare termico alle pompe di calore geotermiche, oltre a caldaie efficienti e elementi riscaldanti dotati di valvole termostatiche: anche su questo fronte la Lombardia ha molta strada da recuperare, specie se si pensa agli impianti condominiali dove il 20% degli impianti termici risale a prima degli anni ’80 e ben il 56% ha più di 15 anni.
Anche sotto l’aspetto tecnologico c’è ancora da lavorare perché il 48% degli impianti utilizza caldaie tradizionali, il 20% degli impianti centralizzati usa caldaie a condensazione e solo nel 7,3% dei casi parliamo di sistemi più efficienti di generazione del calore come ad esempio il teleriscaldamento e le pompe di calore. Da non trascurare poi le problematiche di inquinamento: sebbene in Lombardia il metano rappresenti il principale combustibile (per il 77% degli impianti), una quota non trascurabile degli impianti termici, il 16% per l’esattezza, funziona ancora a gasolio.
Gli interventi di ristrutturazione affrontati dalle famiglie italiane, grazie soprattutto agli incentivi fiscali, non sono stati orientati in modo determinato a un’azione di contenimento dei consumi energetici. «Se tutti questi investimenti che le famiglie hanno fatto fossero stati dedicati all’efficienza energetica, oggi avremmo già superato l’obiettivo di riduzione dei consumi fissato per il 2020 – spiega Manuel Castoldi, Presidente di Rete Irene – E invece continuiamo ad assistere a interventi di manutenzione degli edifici fatti con pratiche obsolete, senza alcun riguardo per l’efficienza e per l’ambiente, e per giunta incentivati dallo Stato al 50%».
Su 190 miliardi investiti dalle famiglie italiane dal 1998 a oggi, infatti, solo il 14% è stato dedicato all’efficienza energetica, e di questa parte solo un decimo ha riguardato la riqualificazione dell’involucro degli edifici, con cui si possono dimezzare i consumi. La metà è stata spesa per sostituire serramenti e un terzo per le caldaie, interventi utili ma che consentono di conseguire risultati più modesti. Gli interventi integrati, che sono i più efficaci, sono stati quasi del tutto ignorati.
(fonte: ecodibergamo.it) 


lunedì 20 ottobre 2014

PROROGA AL 2015 PER LE DETRAZIONI FISCALI 65% E 50%

Proroga di un altro anno, fino al 31 dicembre 2015, dell'ecobonus al 65% e della detrazione fiscale al 50% per le ristrutturazioni edilizie. Anche il Bonus Mobili 50% (per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici efficienti nell'ambito della ristrutturazione dell'immobile) su una spesa massima di 10.000 euro è prorogato fino al 31/12/2015.

È quanto prevede il disegno di legge Stabilità 2015, approvato mercoledì dal Consiglio dei ministri. 
SALTA LA GRADUALITÀ DELLA RIDUZIONE DELLE ALIQUOTE. Dalla lettura del testo emergono delle novità rispetto alla legislazione vigente, la quale – legge n. 147/2013 (legge di stabilità 2014) che ha modificato gli articoli 14 e 16 del DL 63/2013 – prevede che, scaduto il termine del 31 dicembre 2014, l'aliquota incentivante del 65% si abbasserebbe al 50% dal 1° gennaio 2015 per interventi su singole unità immobiliari e dal 1° luglio 2015 per interventi su parti comuni degli edifici condominiali. L'aliquota scenderebbe al 36% dal 1° gennaio 2016 per interventi su singole unità immobiliari, e dal 1° luglio 2016 per quelli su parti comuni degli edifici condominiali. Per quanto riguarda invece il bonus 50% per le ristrutturazioni, la legge n. 147/2013 prevede che l'aliquota si abbassi al 40% dal 2015 per tornare al 36% dal 1° gennaio 2016.
Il disegno di legge Stabilità 2015, invece, dispone che, scaduta il 31 dicembre 2015 la proroga delle aliquote del 65% e 50%, dal 1° gennaio 2016 si passa in modo brusco all'aliquota del 36% (in assenza di un'ulteriore proroga). Nessuna riduzione graduale delle aliquote dunque, gradualità che è invece prevista nella legislazione vigente. Per gli interventi di riqualificazione energetica su parti comuni degli edifici condominiali, la proroga dell'ecobonus 65% sarà quindi solo di sei mesi, e sono pertanto eliminati i sei mesi di aliquota al 50% (quelli dal 1° gennaio 2016 al 30 giugno 2016).
INTERVENTI ANTISISMICI, NO PROROGA DEL BONUS 65%. Per gli interventi antisismici degli edifici in zone 1 e 2 di pericolosità sismica, non è prevista alcuna proroga dell'aliquota 65%: dal 1° gennaio 2015 si abbasserà al 50% per poi scendere al 36% dal 2016.
RADDOPPIA DAL 4 ALL'8% LA RITENUTA SUI BONIFICI. Un'altra importante novità prevista nella bozza della legge di stabilità 2015 è l'innalzamento, dal 4% all'8% a partire dal 1° gennaio 2015, della ritenuta d'acconto sui bonifici pagati dal proprietario dell'immobile alle imprese che hanno realizzato i lavori agevolati con le detrazioni del 65% e del 50%. 
(fonte: casaclima.com) 


martedì 7 ottobre 2014

COME SCEGLIERE UN EDIFICIO DA ACQUISTARE O COME AUMENTARE IL VALORE DEL PROPRIO IMMOBILE

PARTIAMO DA UN ESEMPIO ESEMPIO :
Dall’attestato di prestazione energetica, consegnato all’acquirente, si evince che l’appartamento è in Classe energetica G
Il che comporta un Epi (indice di prestazione energetica) di 160 kWh/mq annuo con 11 200 kWh/anno di consumo energetico per il riscaldamento dell’immobile. Consumo di GAS METANO pari a 1143 Nmc. pari ad una spesa di (dato di Marzo 2012) 940 euro/anno
Se l’appartamento fosse stato:
in Classe energetica F: 120 kWh/mq annuo con 8 400 kWh/anno consumo stimato di 857 Nmc di metano all’anno con una spesa stimata di 705 euro all’anno
in Classe energetica E: 90 kWh/mq annuo con 6 300 kWh/anno consumo stimato di 643 Nmc di metano all’anno con una spesa stimata di 530 euro all’anno
in Classe energetica D: 70 kWh/mq annuo con 4900 kWh/anno consumo stimato di 500 Nmc di metano all’anno con una spesa stimata di 411 euro all’anno
 ANALISI DEL RISULTATO:
La differenza sostanziale, quindi, tra un apprtamento di 70 mq in Classe energetica “G” ed uno simile, di pari metri quadrati,  in Classe energetica “D” si evidenzia in un risparmio annuo di 529 euro che, stimando una vita utile di 30 anni, comporta un risparmio di 15870 euro.
▪   Vale la pena acquistare un immobile in Classe energetica “G”?
▪   Che valore immobiliare dovrebbe avere?
▪   Due immobili uguali ma in classe energetica differente, posso valere allo stesso modo?
Nel mondo delle valutazioni immobiliari esistono due modalità per valutare un immobile:
  • un metodo sintetico ( è basato sulla confronto e sulla conoscenza del mercato)  che normalmente  viene usato nelle compravendite dalle agenzie immobiliari;
  • un metodo più specifico, detto  analitico, basato sull’ipotesi che l’immobile sia in grado di fornire perpetuamente un reddito annuo;
ovvero, in formula:Valore immobile = Redditi annui / saggio di capitalizzazione
Quello che noi cerchiamo è il valore di mercato e supponendo che il saggio di capitalizzazione rimanga invariato prima e dopo l’intervento perché la sua variazione viene causata da fattori non riconducibili allo stesso, l’unico elemento che occorre prendere in considerazione è il reddito che l’immobile è in grado di produrre.  Come facilmente si Verifica,  il reddito varia al variare dei costi di esercizio (tra i quali il costo energetico ha una sua parte) allora possiamo considerare il risparmio energetico quale incremento del reddito che otteniamo sul nostro immobile.
Possiamo stimare  allora con un esempio pratico, l’entità del mancato esborso derivante da un intervento di riqualificazione energetica su una casa di 100mq in classe G che consuma 160 kWh/mq anno di energia primaria(Epi). L’intervento prevede isolamento termico con cappotto delle pareti esterne e dei solai senza sostituire il generatore di calore che supponiamo essere una tradizionale caldaia a gas(metano) con efficienza teorica del 100%. E’ chiaro che in un caso reale la scelta di un intervento sarà fatta a valle di una diagnosi energetica o audit energetico dell’immobile.
I costi di isolamento dell’involucro per passare da involucro classe G a classe C  Epi stimati(50 kWh/mq annui) sono pari a quanto segue -> 50€/mq x 180 mq = 9000 €
La riduzione dei consumi e quindi il mancato esborso viene riportato nella seguente tabella:
Come si può leggere i risparmi annui di combustibile sono nell’ordine di 939 euro annui.
Capitalizzando il mancato esborso si avrà (tasso 2,5 %) = 939/2,5% = Incremento di valore dell’immobile = €.37560
Per rispondere all’ultimo quesito ovvero al tempo di rientro dell’investimento si avra chè l’intervento si ripaga in 9000/939 = 10,6 anni
In caso di accesso alle detrazioni fiscali del 55% il tempo di rientro si riduce a  4,8 anni. Senza considerare il maggior comfort ottenuto e la riduzione di gas serra immessi!
CONCLUSIONE:
La certificazione energetica degli edifici non è un punto di arrivo al quale tendere per documentare il rispetto di una norma, ma un punto di partenza, uno strumento strategico-gestionale in grado di supportare le scelte progettuali in vista di un miglioramento delle prestazioni energetiche complessive del sistema edilizio.