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martedì 25 luglio 2017

INSTALLAZIONE CALDAIA A CONDESNAZIONE: E' OBBLIGATORIO ? CONVIENE ?

Oggi si sente spesso parlare di energia pulita, di efficienza energetica e di caldaie a condensazione, specie da quando le vecchie caldaie, quelle cosiddette “tradizionali”, non sono più a norma e dunque non sono più in produzione.
Per chi non si intende di impianti e tecnologie è difficile comprendere a pieno la questione e sono sempre più numerosi coloro che, dovendo far fronte alla rottura improvvisa della propria vecchia caldaia e trovandosi a doverne acquistare una nuova, si chiedono perché, dall’installatore di turno, gli venga proposto (o imposto) un modello a condensazione, che peraltro comporta non solo un prezzo di base più elevato, ma anche l’adeguamento dell’impianto esistente.
È lecito domandarsi se davvero non si possa fare altrimenti e se questo per l’utente finale comporti solo degli esborsi o anche dei vantaggi.
Vediamo di fare chiarezza sulla questione e di capire se oramai non c’è alternativa alla caldaia a condensazione, da quando questo accade e perché tale modello di caldaia di fatto risulta, a lungo andare, più conveniente e più green.
Da quando decorre l’obbligo di installazione di caldaie a condensazione
Di fatto in Italia a partire dal 26 settembre 2015, decorre l’obbligo di legge di non immettere più sul mercato caldaie che non siano a condensazione e questo per far seguito ad un progetto europeo di ampia scala (direttiva Europea 2005/32/CE, denominata “Eco-Design“, nata già nel 2005), che desidera spingere tutti i paesi dell’Unione verso l’utilizzo di energie rinnovabili e verso il miglioramento del rendimento energetico di tutti i sistemi di riscaldamento esistenti.
Ad oggi tale obbligo è indirizzato unicamente nei confronti dei costruttori di caldaie, i quali d’ora in avanti non potranno più presentare e produrre nuovi modelli di caldaie di tipo tradizionale, ad esclusione di un particolare tipo di caldaia a camera aperta, la cui presenza momentaneamente servirà a coprire quei rari casi in cui non sia in alcun modo possibile sostituire il vecchio impianto rimpiazzandolo con le nuove tipologie di caldaie (in genere a causa della presenza di una canna fumaria condominiale molto obsoleta, che non risulta idonea a supportare i fumi acidi).
Detto ciò le rimanenze di magazzino prodotte prima dell’entrata in vigore del nuovo obbligo potranno essere smaltite e regolarmente vendute. Dunque, per adesso, il consumatore può ancora decidere di installare una caldaia tradizionale, qualora ne trovi disponibilità, ma dal canto suo deve controllare che la data di fabbricazione della stessa sia antecedente al 26 settembre 2016.
Bisogna tener conto però che contemporaneamente al divieto di produzione di caldaie tradizionali è diventata d’obbligo anche la classificazione energetica di tutti gli impianti di riscaldamento di nuova installazione e nel momento in cui si vada ad installare una caldaia a condensazione, a sostituzione di una tradizionale, la classe energetica dell’immobile ne trarrà di certo un beneficio, con conseguente incremento del valore dell’immobile stesso, senza contare che con una caldaia a condensazione normalmente si ammortizza il surplus di costo sostenuto in meno di 5 anni e poi si inizia a risparmiare davvero!
La tecnologia delle caldaie a condensazione: ecco perché sono più efficienti
Una caldaia a condensazione a parità di energia ceduta all’impianto (ovvero a parità di resa termica), consuma decisamente meno combustibile di una tradizionale, comportanto un ovvio risparmio sulla bolletta, vediamo di capire perchè.
Le tradizionali caldaie, perfino quelle definite “ad alto rendimento“, riescono ad utilizzare solo una minima parte del calore sensibile dei fumi di combustione ed il vapore acqueo che viene generato durante il processo di combustione viene poi disperso in atmosfera attraverso i fumi che fuoriescono dal camino.
La caldaia a condensazione, invece, riescono a recuperare la maggior parte del calore latente contenuto nei fumi espulsi attraverso il camino, raffreddando i fumi fino a farli tornare allo stato di liquido saturo, recuperando calore che viene poi utilizzato per preriscaldare l’acqua di ritorno dall’impianto, garantendo rendimenti medi di almeno un 10-11% in più.
Le caldaie a condensazione, a differenza di quelle tradizionali, sono in grado di lavorare a temperature più basse, il che ne rende perfetto l’impiego in abbinamento ai cosiddetti sistemi a pavimento radiante in cui circola acqua calda a bassa temperatura; ciò con toglie che sia tranquillamente possibile abbinare una caldaia a condensazione con dei caloriferi, senza che questo comporti alcun tipo di problema (se qualcuno vi dice il contrario non credetegli!).
In questi casi, comunque, la sostituzione di una vecchia caldaia con una a condensazione abbinata ad un impianto a radiatori consente un risparmio di combustibile che va da un 17 % ad un 20% annuo.
Quali problemi tecnici potrebbero insorgere nell’installazione di una caldaia a condensazione?
Non ci resta dunque che da capire quali sono i problemi reali che potrebbero insorgere nel passaggio alla nuova tecnologia. Due sono gli aspetti da valutare attentamente: uno riguarda l’idoneità della canna fumaria ed uno invece dipende dalla necessità di scarico dell’acqua di condensa.
Le canne fumarie presenti in edifici non recenti potrebbero essere incompatibili per il funzionamento in ambiente “umido” previsto dalle caldaie a condensazione, ma esiste la possibilità di realizzare una nuova canna fumaria o sovente anche l’eventualità di realizzare una sorta di rivestimento interno a quella esistente.
A differenza delle caldaie tradizionali quelle a condensazione debbono poi per forza essere collegate ad uno scarico che consenta di smaltire la condensa di combustione.
In genere realizzare questo collegamento non è cosa impossibile, perché la maggior parte delle caldaie esistenti, sia che si trovino all’esterno (ad esempio su un balcone), piuttosto che all’interno, generalmente sono installate in prossimità degli scarichi della cucina. Certo è che un minino di lavori è necessario!
Conclusioni
Concludendo, sappiate che per l’utente finale, l’obbligo di installare esclusivamente caldaie a condensazione, per ora, ancora non esiste, ma di certo se vi trovate oggi a dover acquistare una nuova caldaia il consiglio è di valutare bene il risparmio che questa tecnologia nel giro di qualche anno potrebbe portarvi in termini, non solo di risparmio energetico, ma economico.
Anche perché almeno per quest’anno potrete ancora usufruire degli ecoincentivi e dunque optando per una nuova caldaia a condensazione il costo della stessa nonché di tutte le modifiche necessarie all’impianto esistente sono detraibili in 10 anni al 65%!
(fonte: casinamia.com)



lunedì 17 luglio 2017

VANTAGGI E SVANTAGGI DELLE POMPE DI CALORE


Le pompe di calore ad alta efficienza (così come gli impianti geotermici a bassa entalpia, nonché gli scaldacqua a pompa di calore per alla produzione di acqua calda sanitaria) hanno rischiato di rimanere esclusi dal bonus fiscale del 65% per la riqualificazione energetica degli edifici, con la giustificazione che sono già sostenuti dal Conto Energia Termico.
Il Conto Energia Termico però, come sostengono APER e Assoelettrica, non offre gli stessi vantaggi del bonus e l’esclusione nel complesso avrebbe penalizzato la soluzione della pompa di calore rispetto ad altre scelte, magari meno efficienti. Le cose sono cambiate in sede di approvazione parlamentare del Decreto e le pompe di calore sono state ammesse al bonus.
Che cos’è una pompa di calore? È una macchina che produce energia termica sfruttando sorgenti esterne, come aria, acqua o suolo. L’energia prodotta può essere utilizzata per riscaldare, raffrescare e per produrre acqua calda. Si parla di impianto geotermico, il più diffuso tra le applicazioni della pompa di calore, quando la sorgente di scambio termico è il terreno.
Come funziona un impianto geotermico? A 80-100 metri di profondità nel sottosuolo la temperatura del terreno è costante a circa 14°C e questo permette di estrarre calore d’inverno e di cederne d’estate. Il mezzo di trasmissione è il circuito dove passa il fluido che assorbe energia da un primo scambiatore e la cede a un secondo, dopo essere passato da compressore (elettrico) che aggiunge ulteriore energia. Invertendo il senso del ciclo degli scambiatori è possibile il funzionamento sia in riscaldamento sia in raffrescamento.
Vantaggi. Il primo vantaggio è senza dubbio il rendimento energetico, che come detto è elevato. Ciò rende la pompa di calore geotermica conveniente sul piano economico anche a fronte di un maggiore costo del gas rispetto all’elettricità. I benefici economici della pompa di calore sono tanto maggiori quanto più sono costosi ed energivori gli impianti da sostituire (quelli a combustibili fossili come gasolio e gpl per esempio).
Un impianto geotermico ben progettato e installato nelle condizioni corrette consente di risparmiare in bolletta circa il 40% della spesa totale per i consumi energetici (sempre che l’impianto sia dotato di un contatore separato). L’abbinamento della pompa di calore a un a impianto di riscaldamento e raffrescamento radiante garantisce un risparmio energetico dal 40% al 70% rispetto ai sistemi tradizionali. Dal punto di vista ambientale, invece, la pompa di calore con funzione di riscaldamento incrementa l’utilizzo di energia rinnovabile e in questo modo riduce le emissioni climalteranti.
Svantaggi. Gli svantaggi della pompa di calore geotermica dipendono sopratutto dalla bassa temperatura dell’acqua prodotta (sono possibili anche impianti a alta temperatura ma più salgono i gradi e più diminuisce la convenienza) e dagli aumenti di potenza elettrica. Anche il rumore dell’impianto può essere un problema e la macchina deve stare preferibilmente all’aperto. L’installazione di una pompa di calore geotermica richiede dei lavori di impianto che possono risultare dispendiosi.
Conclusioni. L’installazione di una pompa di calore di solito conviene (i vantaggi sono superiori agli svantaggi) ed è sicuramente una scelta ‘eco’, ma deve dipendere da una valutazione tecnica approfondita di tutti gli aspetti in gioco: potenzialità dell’impianto, abbinamenti con altre tecnologie, installazione di un secondo contatore che permetta di usufruire di una tariffazione elettrica dedicata (in base alla delibera n.ro 56/2010 dell’Autorità per l’Energia dell’aprile 2010) perché altrimenti il surplus nel consumo di elettricità diventa penalizzante.