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giovedì 22 novembre 2012

NUOVI INCENTIVI....

Subbuglio e cambiamento sul fronte rinnovabili: è in arrivo, quasi certamente, un nuovo sistema di incentivi, e anche un nuovo Conto Energia, il quinto. Non solo: le fonti rinnovabili non elettriche si prenderanno una rivincita su quelle elettriche, in particolare fotovoltaiche, giudicate eccessivamente incentivate, almeno finora. Queste sono le mosse concrete del governo tecnico targato Monti, passate attraverso il potere decisionale del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini e del Ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, che a breve emaneranno tre decreti ministeriali.
Perché l'energia non è solo un fatto ambientale, ma è anche una leva economica fondamentale. E proprio Passera, qualche giorno fa, ha dichiarato che gli aiuti finora approvati costeranno all'Italia, che già non naviga nell'oro, ben 200 miliardi di euro nel prossimo ventennio. 
L’incentivazione delle rinnovabili, da qualche anno a questa parte, “non è stata ottimale, soprattutto in termini di costi per il Paese” ha spiegato il Ministro, aggiungendo che “l'Italia ha assegnato incentivi molto generosi”, in particolare al solare, ma non ha previsto adeguati meccanismi di contenimento dei volumi. Tutto questo ha determinato una vera e propria esplosione degli impianti, e un costo molto elevato per il Paese.

Una spesa che sarebbe valsa la pena di fare, se il ritorno economico di tutti questi investimenti sulla filiera italiana fosse stato sufficiente; ma l'Italia non è, purtroppo, una maga del settore tecnologico, e ben il 50% delle apparecchiature acquistate per gli impianti di energia rinnovabile sono state importate dall'estero. È per questo che, secondo il Ministro, è necessario un approccio alla questione energetica che sia più virtuoso, con un modello di sviluppo ridefinito in base all’efficienza dei costi e alla massimazione del ritorno economico e ambientale per il Paese.
È in questo quadro, quindi, che dovremo collocare il futuro delle rinnovabili in Italia: di certo, si punterà di più sull'eolico, sul biogas, sul termico e su tutte le altre fonti diverse dal fotovoltaico. E abbandonare il sole non significherà necessariamente restare indietro nel quadro internazionale dell'energia pulita: sarà invece una strada che comunque potrà portarci grandi soddisfazioni, dato che il nostro bel Paese dispone di moltissime altre risorse, il vento in primis. Intanto, le associazioni di categoria legate al fotovoltaico si sono allarmate, e hanno già chiesto un confronto con il Ministro Passera, a tutela degli investimenti in corso e di quelli futuri.
Dal suo canto, il Ministro dell'Ambiente Corrado Clini comincia a pensare a un nuovo Conto Energia per il 2012, che dovrebbe dare la priorità al fotovoltaico destinato all'autoconsumo civile e industriale, privilegiando le soluzioni rinnovabili applicate agli edifici connessi con sistemi di efficienza energetica. Dopo lo strano percorso del Quarto Conto Energia, che ha dimezzato le tariffe incentivanti, probabilmente i cambiamenti subentrerebbero già prima della sua scadenza naturale (il 2016), con l'obiettivo di favorire l'efficienza energetica. Sicuramente la questione sarà alla ribalta dopo l'estate, quando gli effetti dei decreti ministeriali di Passera avranno iniziato a dare i primi frutti.

EFFICENZA ENERGETICA.....


Molto schematicamente, l’efficienza energetica di un sistema rappresenta la capacità del sistema stesso di sfruttare l’energia che gli viene fornita per soddisfare il cosiddetto fabbisogno, cioè per ottenere il risultato voluto.

Minori sono i consumi relativi al soddisfacimento di un determinato fabbisogno, migliore è l’efficienza energetica del sistema in questione. L’efficienza energetica è dunque un rapporto. Viene espressa da un numero da 0 a 1 (o, moltiplicandolo per cento, dalla percentuale da 0% a 100%). Lo 0% corrisponde allo “spreco” totale di un sistema che consuma energia senza produrre alcun risultato, mentre 100% è l’efficienza ottimale, dove ogni parte di energia immessa si trasforma in risultato. Entrambi sono casi puramente teorici, in quanto qualunque processo produce almeno qualche soddisfacimento del fabbisogno, mentre nessun processo fisico è in grado di trasformare l’energia senza sprechi e perdite. Naturalmente si tratta poi di definire cosa si intende, di volta in volta, per sistema.

In realtà si può parlare di efficienza energetica riferendosi a sistemi molto diversi: dalle prestazioni di un motore (il caso più noto alla maggior parte delle persone), a quelle di un comparto industriale, fino a quelle di un intero paese. Se tutti i dati sono noti, ci sono formule matematiche che consentono di calcolare scientificamente il grado di efficienza energetica, ad esempio di un motore. Via via che il sistema si allarga e diventa più complesso, ci si deve scostare dalla stretta rappresentazione matematica dei dati per ricorrere a indicatori e statistiche che consentano di valutare con buona approssimazione il livello di prestazione energetica del sistema analizzato. Più in generale dunque, per efficienza energetica si intende, in modo intuitivo, la capacità di utilizzare l'energia nel modo migliore. E ancora più generalmente con questa formula si indica un obiettivo tendenziale, quello del risparmio energetico negli “usi finali”: l’industria, i trasporti, l’agricoltura, le infrastrutture e le case in cui viviamo, con tutti i consumi energetici che comportano.

Dunque, sempre più spesso la definizione “efficienza energetica” indica quella serie di azioni di programmazione, pianificazione, progettazione e realizzazione che permettono, a parità di servizi offerti, di consumare meno energia. E, quando è riferita ad un sistema energetico nel suo complesso, indica la capacità di garantire un determinato processo produttivo o l’erogazione di un servizio (ad esempio il riscaldamento) attraverso l’utilizzo della minor quantità di energia possibile.

Tendiamo comunque ad attirare l’attenzione su un ulteriore significato della formula “efficienza energetica”: quello cioè che non limita il concetto al conteggio quantitativo dell’energia utilizzata nei vari sistemi, ma che valuta anche l’evoluzione qualitativa delle fonti di energia impiegata nei sistemi stessi. Ridurre il consumo di energia e prevenirne gli sprechi sono un obiettivo prioritario dell'Unione europea (UE). Favorendo il miglioramento dell'efficienza energetica, l'UE dà un contributo decisivo alla competitività, alla sicurezza degli approvvigionamenti e al rispetto degli impegni assunti nel quadro del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici.

Le possibilità di riduzione esistenti sono notevoli, in particolare nei settori ad elevato consumo di energia, quali il settore dell'edilizia, delle industrie manifatturiere, della conversione dell'energia e dei trasporti.

Alla fine del 2006 l'UE si è impegnata a ridurre del 20% il consumo annuo di energia primaria entro il 2020. Per conseguire questo obiettivo, essa mobilita i cittadini, i responsabili politici e gli operatori del mercato, e fissa, tra l'altro, norme minime di rendimento energetico e regole in materia di etichettatura, applicabili ai prodotti, ai servizi e alle infrastrutture.