OFFERTA CERTIFICAZIONE ENERGETICA

domenica 19 maggio 2013

COME SI LEGGE UNA CERTIFICAZIONE ENERGETICA

Il certificato energetico è un attestato che consente di comprendere come è stato costruito un edificio o un appartamento sotto il profilo dell’isolamento termico e della coibentazione, evidenziando il consumo energetico dell’edificio stesso. Inoltre analizza l'efficienza degli impianti e del sistema di distribuzione permettendo di ricavare valori sui fabbisogni energetici determinati in condizioni standard e di valutare le emissioni di CO2 nell'ambiente.
Nel Certificato Energetico, in prima pagina, sono riportati dei “tachimetri” che contengono anche un indice numerico espresso in kWh/m2 anno. In tutto i tachimetri sono 4 , uno centrale e 3 sottostanti.
Attualmente, in attesa di una parte delle norme UNI TS 11300, la prestazione di raffrescamento non è attiva.
L’indice Epi, espresso in kWh/m2anno è l’Indice Energia Primaria per il Riscaldamento Invernale. Rappresenta l’energia che si consuma in un anno per riscaldare un metro quadro dell’appartamento.
Questo è l’indice più importante, che meglio permette di confrontare i vari immobili fra loro, facendo riferimento alla prestazione del riscaldamento. Prendiamo ad esempio due appartamenti: se l’Attestato di Certificazione energetica indica che uno ha indice EPi di 50,0 kWh/m2anno e l’altro ha indice EPi di 100,0 kWh/m2anno, significa che il secondo “consuma” il doppio dell’energia del primo per ogni metro quadro, indipendentemente dalla dimensione dell’appartamento.
L’indice EPacs, (indice energia primaria per la produzione di acqua calda sanitaria) indica invece quanta energia si deve consumare in un anno per produrre l’acqua calda sanitaria, sempre riferita ad ogni metro quadro della casa. Questo valore  dipende in gran parte dal modo con cui essa viene prodotta, ossia se con caldaia autonoma, boiler a gas, boiler elettrico o altro. In genere il sistema meno efficiente che porta ad un valore di EPacs più alto è quello con boiler elettrico.
La somma dei due indici cioè EPi+EPacs fornisce il valore dell’indice EPgl (indice energia primaria globale) che non è altro che la somma degli altri due. La collocazione in una delle classi energetiche da A a G, si fa con riferimento a quest’ultimo indice, l’EPgl. Per avere quindi un immobile in una classe “buona” (ovvero classe C,B,A) occorre che siano efficienti sia il sistema edificio-impianto sul riscaldamento, sia il sistema di produzione e distribuzione dell’acqua calda sanitaria.
Al punto 4 del certificato viene dato un valore che indica la prestazione in raffrescamento dell'abitazione:
Al punto 8 viene fatta una sintesi dei risultati del calcolo nella quale si riportano le prestazioni riguardanti riscaldamento, acs e indice involucro in raffrescamento.
L’Indice Energia primaria limite dlgs 192/05, ossia il valore minimo di EPi che dovrebbe avere un appartamento identico nuovo, avente cioè stessa superficie e collocazione geografica; 
L’Epi,invol. che non è da confondere con l’EPi di cui si è parlato sinora. L’EPi,invol. è l’energia “dispersa” dalla casa (e dipende dalle dispersioni, dalla ventilazione, dagli apporti interni e da quelli solari), mentre l’EPi è l’energia che “consumiamo” per compensare quella dispersa tenuto conto delle perdite di efficienza dell’impianto di riscaldamento, che a loro volta dipendono dal tipo di caldaia, dall’isolamento delle tubazioni, dal sistema di regolazione, e così via.
Per meglio chiarire il concetto si potrebbe dire che un edificio con un EPi,invol. alto disperde molta energia e quindi avrà di conseguenza un EPi alto e una classe energetica bassa quindi non buona, ma quanto più vicini sono i valori di EPi,invol. e EPi, tanto maggiore sarà l’efficienza dell’impianto di riscaldamento e viceversa.
Un’idea di quanto è efficiente l’impianto di riscaldamento la si ha leggendo il valore del rendimento energetico medio dell’impianto che si trova proprio sotto nella tabella “Dati prestazioni energetiche parziali”, ed è tanto migliore quanto più è alto il numero.
Questi sono i valori principali di cui tenere conto nel leggere il Certificato Energetico, ed essi sono importanti per comprendere la qualità energetica della casa, ancor più che la collocazione in una classe piuttosto che un'altra, ove si tenga conto che a volte la differenza di un solo kW può far passare da una classe superiore a una inferiore e che, soprattutto in caso di appartamenti poco efficienti, avere un consumo ad es. di 200,0 kWh/m2 anno o di 600 kWh/m2 anno può porre l’edificio sempre in classe G, ma la quantità di energia necessaria al funzionamento varia di 3 volte da uno all’altro.
La sezione Raccomandazioni, al punto 6 del certificato, riporta alcune indicazioni fornite dal certificatore per ottenere un miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio, con i rispettivi valori di EPgl. Tale valore, espresso al fondo come “Prestazione energetica raggiungibile” è riferito all’esecuzione di tutti gli interventi di miglioramento suggeriti dal certificatore stesso.
Da ricordare che la validità del certificato è di massimo dieci anni, trascorsi i quali il certificato non avrà più alcun valore. La validità dell'attestato viene confermata solo se sono rispettate le prescrizioni normative vigenti per le operazioni di controllo di efficienza energetica, compreso le eventuali conseguenze di adeguamento, degli impianti di climatizzazione asserviti agli edifici. Nel caso di mancato rispetto delle predette disposizioni l'attestato di certificazione decade il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non rispettata per le predette operazioni di controllo di efficienza energetica
L'attestato di certificazione energetica deve essere aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione, edilizio e impiantistico, che modifica la prestazione energetica dell'edificio nei termini seguenti:
ad ogni intervento migliorativo della prestazione energetica a seguito di interventi di riqualificazione che riguardino almeno il 25% della superficie esterna dell'immobile; 
ad ogni intervento migliorativo della prestazione energetica a seguito di interventi di riqualificazione degli impianti di climatizzazione e di produzione di acqua calda sanitaria che prevedono l'istallazione di sistemi di produzione con rendimenti più alti di almeno 5 punti percentuali rispetto ai sistemi preesistenti; 
ad ogni intervento di ristrutturazione impiantistica o di sostituzione di componenti o apparecchi che, fermo restando il rispetto delle norme vigenti, possa ridurre la prestazione energetica dell'edificio; 
facoltativo in tutti gli altri casi.


RISPARMI...



RISPARMIO IDRICO
L'acqua è un bene scarso ed è necessario risparmiarla, ridurre gli sprechi d'acqua equivale a consumare meno energia infatti per poter fruire dei benefici dell'acqua è necessario consumare energia.
Consigli per il risparmio idrico:
  • Fare la doccia invece del bagno.
  • Non lasciare scorrere inutilmente l'acqua: per l'igiene dentale.
  • Accertarsi che rubinetti, sciacquoni e condutture non perdano.
  • Usare la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico.
  • Per lo scarico del water, installare preferibilmente cassette per l'erogazione dell'acqua
  • Installare economizzatori idrici (erogatori a basso flusso) su rubinetti e docce: immettono aria nel getto diminuendo la quantità d'acqua erogata fino al 50%
  • Non tagliare l'erba del giardino troppo corta, perchè quella più alta necessita di minori quantità d'acqua.
  • Innaffiare il giardino, se consentito, a sere alterne anziché tutti i giorni.
  • Utilizzare l'acqua piovana o un pozzo ad uso domestico per irrigare intorno a casa senza usare l'acqua dell'acquedotto.
  • Utilizare l'acqua del rubinetto per bere invece dell'acqua in bottiglia si risparmia e si aiuta l'ambiente.

RISPARMIO SUL RISCALDAMENTO
Consigli per il risparmio sul riscaldamento:
  • Mantenere la temperatura della casa tra i 18°C e i 20°C.
    La notte ridurla a 16°C, ricordarsi che ogni grado in meno produce un risparmio di circa il 7%.
  • Se possibile spegnere il riscaldamento un'ora prima di andare a dormire o di uscire di casa, si sfrutterà così il calore immagazzinato.
  • Eliminare le fughe di calore da finestre, porte, ecc presenti nella casa.
  • Se il calorifero è posto sotto una finestra o addossato ad una parete esterna, foderare quest'ultima con pannelli isolanti.
  • Non coprite i termosifoni
  • Effettuare pulizia caldaia e ottimizzazione del bruciatore da parte di personale specializzato.
  • Utilizzare sui termosifoni le valvole termostatiche.
  • Coibentare le tubazioni che portano l'acqua ai termosifoni.
  • Arieggiare brevemente.
  • Appena cala il sole chiudere persiane e tapparelle.
  • Valutare la realizzazione di un "cappotto" per la casa.
  • Valutare la sostituzione della vecchia caldaia con una a condensazione.
  • Valutare l'installazione di una stufa a pellet/mais.

RISPARMIO SULL'ILLUMINAZIONE:
Consigli per il risparmio sull'illuminazione:
  • Negli ambienti dove la luce rimane accesa per molte ore utilizzare le lampadine fluorescenti compatte: costano di più, ma durano anche 8 volte più delle normali lampadine a incandescenza e, soprattutto, consumano fino al 70% in meno (esse non sono indicate, invece, per locali dove la luce viene accesa e spenta molte volte, in quanto continue accensioni e spegnimenti potrebbero danneggiarle).
  • Utilizzare lampadine a led dove non è necessario avere un buon flusso luminoso.
  • Utilizzare lampade alogene solo per illuminare punti ben precisi, perchè altrimenti, per il tipo di luce che emanano, perdono il 20% di luminosità.
  • Dato che con l'invecchiamento le lampadine emettono sempre meno luce, pur consumando sempre la stessa quantità di energia, è utile superata la vita media sostituirle.
  • Utilizzare dove possibile sensori crepuscolari e/o di movimento per utilizzare l'illuminazione solo quando è necessaria.  
  •   Ricordare che una lampadina da 100 watt illumina quanto 6 da 25 watt, ma queste consumano il 50% in più: un lampadario centrale provvisto di molte luci non è una soluzione efficiente in termini energetici.
  •   Scegliere tinte chiare per i muri in modo da ridurre l'assorbimento luminoso.


EOLICO DOMESTICO: COME FUNZIONA E QUANTO COSTA ?


L’approccio moderno all’approvvigionamento energetico andrebbe gestito come le messa in azione di una serie complessa di misure che, insieme, dovrebbero portare all’autoproduzione del fabbisogno energetico necessario ad una famiglia per realizzare le proprie funzioni quotidiane. Se, fino ad ora, il nostro Paese ha fortemente puntato sull’incentivazione nei confronti del fotovoltaico, le recenti modifiche apportate dal Quinto Conto Energia, stanno spingendo sempre più persone a porsi domande su possibili alternative con cui sostituire o da affiancare ai pannelli fotovoltaici. 

 

Come abbiamo già detto, l’eolico è la forma di produzione energetica con il più basso tasso di impatto economico/ambientale a disposizione attualmente. Per quanto l’energia dal vento sia stata sino ad ora quasi esclusivamente prodotta tramite grandi impianti, spesso contestati per la loro invasività all’interno di un ecosistema, sta man mano conquistando spazi la versione domestica o micro-eolico. Abbiamo già spiegato che la redditività dell’eolico domestico dipende in gran parte dal grado di ventosità che caratterizza l’area geografica in cui si trova la nostra abitazione.

Come funziona un impianto eolico domestico

Nel corso degli anni, poi, l’eolico domestico ha visto frenata la propria crescita dalle lungaggini burocratiche che ne contraddistinguono l’allaccio alla rete elettrica nazionale. E’ anche in base a queste dinamiche che dovremo decidere l’utilizzo che intenderemo fare del nostro impianto micro-eolico. Allacciando il nostro aerogeneratore alla rete potremo usufruire dell’ incentivo di 39 centesimi di Euro per ogni kW prodotto. Altrimenti, potremo decidere di utilizzare l’impianto per utilizzarlo esclusivamente nell’autoconsumo. Nel secondo caso, il nostro impianto sarà costituito da: un aerogeneratore, un regolatore di carica, un banco di batterie d’accumulo e da un inverter.

Per quanto riguarda il primo, perché venga considerato come un impianto eolico domestico, non deve superare i 30 metri d’altezza e la produzione di 20 kW. Una volta superati tali limiti sarà necessario ricorrere alla valutazione di impatto ambientale (per quanto riguarda l’altezza, questa è richiesta per impianti al di sopra di 10 mt.). L’ideale è che il nostro personalissimo “mulino” sia piazzato ad almeno 5 metri da terra o, comunque, sopra qualsiasi ostacolo che possa influenzare il flusso del vento.
Il regolatore di carica trasforma la corrente alternata prodotta dal generatore eolico in corrente continua, trasferendo il flusso al banco di batterie. Per quanto sia possibile utilizzare qualsiasi tipo di batteria, è consigliabile utilizzarne di specificatamente disegnate per l’utilizzo di produzione energetica visto che riescono a gestire un numero molto più alto di cicli di carica e di scarica. L’inverter, poi trasformerà la carica delle batterie in modo che questa possa essere trasferita all’impianto elettrico di casa.

Il costo di un eolico domestico

Il costo di un impianto eolico domestico è comunemente calcolato in 5000 €/kW. Se teniamo conto che, comunemente, i contatori domestici corrispondono a 3kW, nel caso volessimo realizzare un impianto, per l’autoconsumo, in grado di sostituire l’energia solitamente pagata al nostro fornitore, dovremo considerare un investimento che si aggira intorno ai 15.000 €.
E’ anche vero, però, che gli evidenti miglioramenti raggiunti in termini di efficienza e risparmio energetico degli elettrodomestici che costellano le nostre case ci possono aiutare ad optare per impianti di dimensioni più contenute ma comunque in grado di avere un peso significativo nella riduzione della nostra bolletta ed indipendenza energetica.




mercoledì 8 maggio 2013

PROSPETTIVE FUTURE PER IL RISPARMIO ENERGETICO

 L’avvicinarsi del 1 Gennaio 2014 rende sempre più avvincente il dibattito sulla riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati perché la direttiva europea 2012/27/UE detta le nuove indicazioni da seguire mirate al contenimento e al risparmio energetico. In particolare la direttiva sottolinea il fatto che “ciascuno stato dovrà stabilire un obiettivo nazionale indicativo di efficienza energetica, basato sul consumo di energia primaria o finale, sul risparmio di energia primaria o finale o sull’intensità energetica”. Inoltre dovranno essere adottate strategie di efficienza energetica a lungo termine “per mobilitare investimenti nella ristrutturazione del parco nazio­nale di edifici residenziali e commerciali, sia pubblici che privati”. Dovranno poi essere agevolati strumenti finanziari per stimolare la riqualificazione energetica.
Tutto ciò contribuisce ad incrementare il dibattito sul confronto tra casa passiva (passivhaus) e un edificio a energia quasi zeroE’ necessario chiarire questi due concetti perché all’interno della realtà italiana esiste un pò di confusione che potrebbe creare incomprensioni e polemiche.

Entrambe queste due tipologie di edifici mirano a ridurre e ad azzerare la necessità di fonti di energia fossili utilizzata per il riscaldamento o il raffrescamento.

La casa passiva (passivhaus) tende a raggiungere un bilancio energetico molto basso attraverso involucri edilizi ad alta tenuta all’aria, elevati spessori di isolamento termico e infissi ad alte prestazioni, quindi puntando all’efficienza dal lato della domanda energetica dell’edificio e all’ottenimento di un elevato comfort termo-igrometrico.

La casa ad energia quasi zero invece è in grado di azzerare il proprio fabbisogno energetico annuale per lo più attraverso l’efficientamento degli apporti energetici, sfruttando quindi le energie rinnovabili, il riscaldamento e raffrescamento solare passivo, l’illuminazione naturale. Non sempre quindi con significativi risultati in termini di contenimento delle dispersioni energetiche.

Un edificio a energia quasi zero dunque porta vantaggi in termini economici e di comfort, se viene realizzato secondo i principi della passivhaus, cioè ponendo particolare attenzione alla qualità dell’involucro edilizio.

Ed è proprio questa la definizione data dalla Direttiva 2010/31/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla prestazione energetica degli edifici: “Gli edifici a energia quasi zero sono edifici ad altissima prestazione energetica. Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in maniera molto significativa da energia proveniente da fonti rinnovabili, compresa quella prodotta in loco o nelle vicinanze”.

La riduzione delle dispersioni energetiche attraverso l’involucro dovrebbe essere la prima cosa da fare per ottenere ottimi risultati di riduzione dalla dipendenza da energie fossili, ancora prima di mettere in atto soluzioni di energia rinnovabili su edifici nuovi od esistenti.

Il decreto legislativo 28/2011 comunica che nel caso di edifici nuovi o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, gli impianti di produzione di energia termica devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento:

a) il 20 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013;

b) il 35 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016;

c) il 50 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è rilasciato dal 1° gennaio 2017.

Tutto questo ha senso dunque se si interviene per prima cosa sull’involucro edilizio, così da abbattere la principale causa di dispersione energetica dell’edificio.