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giovedì 22 novembre 2012

EFFICENZA ENERGETICA.....


Molto schematicamente, l’efficienza energetica di un sistema rappresenta la capacità del sistema stesso di sfruttare l’energia che gli viene fornita per soddisfare il cosiddetto fabbisogno, cioè per ottenere il risultato voluto.

Minori sono i consumi relativi al soddisfacimento di un determinato fabbisogno, migliore è l’efficienza energetica del sistema in questione. L’efficienza energetica è dunque un rapporto. Viene espressa da un numero da 0 a 1 (o, moltiplicandolo per cento, dalla percentuale da 0% a 100%). Lo 0% corrisponde allo “spreco” totale di un sistema che consuma energia senza produrre alcun risultato, mentre 100% è l’efficienza ottimale, dove ogni parte di energia immessa si trasforma in risultato. Entrambi sono casi puramente teorici, in quanto qualunque processo produce almeno qualche soddisfacimento del fabbisogno, mentre nessun processo fisico è in grado di trasformare l’energia senza sprechi e perdite. Naturalmente si tratta poi di definire cosa si intende, di volta in volta, per sistema.

In realtà si può parlare di efficienza energetica riferendosi a sistemi molto diversi: dalle prestazioni di un motore (il caso più noto alla maggior parte delle persone), a quelle di un comparto industriale, fino a quelle di un intero paese. Se tutti i dati sono noti, ci sono formule matematiche che consentono di calcolare scientificamente il grado di efficienza energetica, ad esempio di un motore. Via via che il sistema si allarga e diventa più complesso, ci si deve scostare dalla stretta rappresentazione matematica dei dati per ricorrere a indicatori e statistiche che consentano di valutare con buona approssimazione il livello di prestazione energetica del sistema analizzato. Più in generale dunque, per efficienza energetica si intende, in modo intuitivo, la capacità di utilizzare l'energia nel modo migliore. E ancora più generalmente con questa formula si indica un obiettivo tendenziale, quello del risparmio energetico negli “usi finali”: l’industria, i trasporti, l’agricoltura, le infrastrutture e le case in cui viviamo, con tutti i consumi energetici che comportano.

Dunque, sempre più spesso la definizione “efficienza energetica” indica quella serie di azioni di programmazione, pianificazione, progettazione e realizzazione che permettono, a parità di servizi offerti, di consumare meno energia. E, quando è riferita ad un sistema energetico nel suo complesso, indica la capacità di garantire un determinato processo produttivo o l’erogazione di un servizio (ad esempio il riscaldamento) attraverso l’utilizzo della minor quantità di energia possibile.

Tendiamo comunque ad attirare l’attenzione su un ulteriore significato della formula “efficienza energetica”: quello cioè che non limita il concetto al conteggio quantitativo dell’energia utilizzata nei vari sistemi, ma che valuta anche l’evoluzione qualitativa delle fonti di energia impiegata nei sistemi stessi. Ridurre il consumo di energia e prevenirne gli sprechi sono un obiettivo prioritario dell'Unione europea (UE). Favorendo il miglioramento dell'efficienza energetica, l'UE dà un contributo decisivo alla competitività, alla sicurezza degli approvvigionamenti e al rispetto degli impegni assunti nel quadro del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici.

Le possibilità di riduzione esistenti sono notevoli, in particolare nei settori ad elevato consumo di energia, quali il settore dell'edilizia, delle industrie manifatturiere, della conversione dell'energia e dei trasporti.

Alla fine del 2006 l'UE si è impegnata a ridurre del 20% il consumo annuo di energia primaria entro il 2020. Per conseguire questo obiettivo, essa mobilita i cittadini, i responsabili politici e gli operatori del mercato, e fissa, tra l'altro, norme minime di rendimento energetico e regole in materia di etichettatura, applicabili ai prodotti, ai servizi e alle infrastrutture.

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