ACQUA DEL RUBINETTO....
...Acqua: tra i tanti tristi primati che, sempre più spesso, si attribuiscono al nostro Paese c’è quello relativo al consumo pro-capite di acqua minerale. Un business con ricadute enormi sull’ambiente e sulle nostre tasche. Circa 200 litri di acqua imbottigliata consumati da ogni italiano ogni anno, equivalenti
a circa 6 miliardi di bottiglie di plastica (circa 200 mila tonnellate
di PET), la cui produzione ha implicato l’immissione in atmosfera di
624 mila tonnellate equivalenti di anidride carbonica ed il consumo di
480 mila tonnellate di petrolio. E questo è quanto risalta se si guarda
al fenomeno con la lente d’ingrandimento dell’ambientalista.
Dal punto di vista del risparmiatore poi, il problema evidenzia una
serie di incongruenze rispetto al normale atteggiamento di un
consumatore medio. Ebbene, l’acqua minerale può arrivare a pesare sul bilancio di una famiglia 500 Euro ogni anno in più rispetto a quanto questa spenderebbe se si dissetasse sol con l’acqua del rubinetto.
Ma la beffa più grande è che, le grandi compagnie dell’acqua “da bere”
utilizzano acque di proprietà del demanio pubblico corrispondendo alle
autorità, quando previsto, una tariffa irrisoria o
solo un “canone di coltivazione”, cioè un affitto dei terreni
utilizzati. Ma, vuoi per la crisi economica, vuoi per una crescente
presa di coscienza dei cittadini, per la prima volta nel nostro paese, i
dati pubblicati da Beverfood nel suo Annuario 2011-2012 hanno fatto registrare una contrazione, seppur leggera, del mercato delle minerali.
Capire perché, nonostante i ripetuti comunicati che evidenziano la bontà delle nostre acque pubbliche,
gli italiani non si fidino ancora di ciò che fuoriesce dal proprio
rubinetto è presto detto. Gli esami condotti, infatti, risultano sempre
“al netto” delle reti idriche cittadine (spesso colabrodo), condominiali e private spesso obsolete.
Se, alla “fonte” l’acqua risulta pienamente bevibile, chi ci garantisce il medesimo risultato nelle nostre cucine? Il tutto si riduce, poi, ad una questione di semplice gusto. L’acqua del rubinetto si porta dietro infatti i disinfettanti utilizzati proprio per renderla sicura (il famoso cloro), cosa che non avviene con le minerali (per cui i disinfettanti è addirittura vietato usarli).
Se, alla “fonte” l’acqua risulta pienamente bevibile, chi ci garantisce il medesimo risultato nelle nostre cucine? Il tutto si riduce, poi, ad una questione di semplice gusto. L’acqua del rubinetto si porta dietro infatti i disinfettanti utilizzati proprio per renderla sicura (il famoso cloro), cosa che non avviene con le minerali (per cui i disinfettanti è addirittura vietato usarli).
Se, fino a poco tempo far testare la qualità della nostra acqua domestica
risultava impossibile dal punto di vista economico, con spese che
andavano dalle centinaia alle migliaia di Euro, di recente si sono
affacciati sul mercato una serie di kit che possono aiutarci ad effettuare la nostra analisi fai da te. E’ il caso, ad esempio, di ImmediaTest (14,90€), un kit per il test dell'acqua
che consente di misurare alcuni dei parametri chimici più significativi
dell’acqua e di confrontarne i valori con quelli previsti dalla legge
(il kit fu anche testato dal Corriere della Sera).
Il kit si basa su “strisce colorimetriche” capaci di cambiare colore in
presenza di determinate sostanze disciolte nell’acqua. Le strisce sono 5
differenti e servono ad analizzare il pH, la durezza, il contenuto di
solfati, di cloruri e di nitrati-nitriti nell’acqua.
Un modo semplice per avere conferme sui nostri dubbi o, chissà,
clamorose smentite al castello di carte eretto da martellanti campagne
pubblicitarie su ogni mezzo di comunicazione.