Un quadro desolante che ci mostra le falle del recupero dei rifiuti differenziati in Italia.
La notizia non desta scalpore, siamo chiari. E’ solo l’ennesima
sottolineatura di un ritardo atavico che contraddistingue il nostro
paese. Sebbene si siano fatti passi avanti nei risultati raggiunti in
termini di raccolta differenziata, poco si è fatto per recuperare ciò che viene con tanta fatica differenziato.
Il rapporto “L’Italia del Riciclo” presentato a Roma da Fise-Unire (la sezione di Confindustria che riunisce gli operatori del recupero rifiuti) evidenzia come, nel nostro Paese, solo il 33% dei rifiuti venga effettivamente recuperato; Ben al di sotto della media europea del 42%. E ben al di sotto della virtuosa Emilia, dove si recupera ben il 93% della differenziata. Peggio di noi, Portogallo e Grecia con, rispettivamente, il 19% ed il 18% di rifiuti recuperati.
Il rammarico per l’immobilismo che contraddistingue l’Italia in
ambito rifiuti non è un “capriccio ambientalista” ma è piuttosto dettato
dalla consapevolezza che è proprio attraverso misure coraggiose in
questi campi, come anche in quello dell’energia, che passa l’innovazione
di grandi fette dell’economia e del sistema produttivo.
Migliorare le prestazioni in termini di recupero dei rifiuti significa risparmiare cifre ragguardevoli
in termini di importazioni di materie prime, di cui l’Italia è
notoriamente poco fornita; per non parlare poi del costo enorme che
grava sulla società sia in termini economici che ambientali.
Il recupero, infatti, restituendo valore al rifiuto, ne rende il processo di trattamento molto meno dispendioso rispetto a quanto si spende per nasconderlo il più lontano possibile dai nostri sguardi. Recuperare i rifiuti significa poi abbattere in maniera consistente il ricorso alle discariche. Se in Italia quasi la metà dei rifiuti (49%) viene ancora conferita in discarica, in Germania questa pratica è stata ormai completamente abbandonata, mentre in Francia si arriva al 31% del totale.
Il recupero, infatti, restituendo valore al rifiuto, ne rende il processo di trattamento molto meno dispendioso rispetto a quanto si spende per nasconderlo il più lontano possibile dai nostri sguardi. Recuperare i rifiuti significa poi abbattere in maniera consistente il ricorso alle discariche. Se in Italia quasi la metà dei rifiuti (49%) viene ancora conferita in discarica, in Germania questa pratica è stata ormai completamente abbandonata, mentre in Francia si arriva al 31% del totale.
Il danno economico del ritardo italico è evidenziato anche dalle
innumerevoli procedure di infrazione aperte dalla Commissione Europea ai
danni del nostro Paese. Ultima, in ordine di tempo, la procedura di deferimento alla Corte di Giustizia
per il mancato rispetto di quanto previsto dalla normativa comunitaria
in termini di gestione integrata dei rifiuti, chiedendo il pagamento di
una maximulta di 56 milioni di Euro.
La necessità è quella di avviare un processo profondo e sostanziale che rovesci la scala delle priorità con cui si affronta il problema rifiuti.
Il conferimento in discarica non dovrebbe più rappresentare la prima
scelta a disposizione, ma l’ultima cui ricorrere. Bisognerebbe creare
sinergie virtuose tra i soggetti produttivi in modo che si riduca la produzione dei rifiuti a monte e perché si renda appetibile il loro riciclo e re-immissione nel processo produttivo.
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