Il certificato energetico è un attestato che consente di comprendere come è stato costruito un edificio o un appartamento sotto il profilo dell’isolamento termico e della coibentazione, evidenziando il consumo energetico dell’edificio stesso. Inoltre analizza l'efficienza degli impianti e del sistema di distribuzione permettendo di ricavare valori sui fabbisogni energetici determinati in condizioni standard e di valutare le emissioni di CO2 nell'ambiente.
Nel Certificato Energetico, in prima pagina, sono riportati dei “tachimetri” che contengono anche un indice numerico espresso in kWh/m2 anno. In tutto i tachimetri sono 4 , uno centrale e 3 sottostanti.
Attualmente, in attesa di una parte delle norme UNI TS 11300, la prestazione di raffrescamento non è attiva.
L’indice Epi, espresso in kWh/m2anno è l’Indice Energia Primaria per il Riscaldamento Invernale. Rappresenta l’energia che si consuma in un anno per riscaldare un metro quadro dell’appartamento.
Questo è l’indice più importante, che meglio permette di confrontare i vari immobili fra loro, facendo riferimento alla prestazione del riscaldamento. Prendiamo ad esempio due appartamenti: se l’Attestato di Certificazione energetica indica che uno ha indice EPi di 50,0 kWh/m2anno e l’altro ha indice EPi di 100,0 kWh/m2anno, significa che il secondo “consuma” il doppio dell’energia del primo per ogni metro quadro, indipendentemente dalla dimensione dell’appartamento.
L’indice EPacs, (indice energia primaria per la produzione di acqua calda sanitaria) indica invece quanta energia si deve consumare in un anno per produrre l’acqua calda sanitaria, sempre riferita ad ogni metro quadro della casa. Questo valore  dipende in gran parte dal modo con cui essa viene prodotta, ossia se con caldaia autonoma, boiler a gas, boiler elettrico o altro. In genere il sistema meno efficiente che porta ad un valore di EPacs più alto è quello con boiler elettrico.
La somma dei due indici cioè EPi+EPacs fornisce il valore dell’indice EPgl (indice energia primaria globale) che non è altro che la somma degli altri due. La collocazione in una delle classi energetiche da A a G, si fa con riferimento a quest’ultimo indice, l’EPgl. Per avere quindi un immobile in una classe “buona” (ovvero classe C,B,A) occorre che siano efficienti sia il sistema edificio-impianto sul riscaldamento, sia il sistema di produzione e distribuzione dell’acqua calda sanitaria.
Al punto 4 del certificato viene dato un valore che indica la prestazione in raffrescamento dell'abitazione:
Al punto 8 viene fatta una sintesi dei risultati del calcolo nella quale si riportano le prestazioni riguardanti riscaldamento, acs e indice involucro in raffrescamento.
L’Indice Energia primaria limite dlgs 192/05, ossia il valore minimo di EPi che dovrebbe avere un appartamento identico nuovo, avente cioè stessa superficie e collocazione geografica; 
L’Epi,invol. che non è da confondere con l’EPi di cui si è parlato sinora. L’EPi,invol. è l’energia “dispersa” dalla casa (e dipende dalle dispersioni, dalla ventilazione, dagli apporti interni e da quelli solari), mentre l’EPi è l’energia che “consumiamo” per compensare quella dispersa tenuto conto delle perdite di efficienza dell’impianto di riscaldamento, che a loro volta dipendono dal tipo di caldaia, dall’isolamento delle tubazioni, dal sistema di regolazione, e così via.
Per meglio chiarire il concetto si potrebbe dire che un edificio con un EPi,invol. alto disperde molta energia e quindi avrà di conseguenza un EPi alto e una classe energetica bassa quindi non buona, ma quanto più vicini sono i valori di EPi,invol. e EPi, tanto maggiore sarà l’efficienza dell’impianto di riscaldamento e viceversa.
Un’idea di quanto è efficiente l’impianto di riscaldamento la si ha leggendo il valore del rendimento energetico medio dell’impianto che si trova proprio sotto nella tabella “Dati prestazioni energetiche parziali”, ed è tanto migliore quanto più è alto il numero.
Questi sono i valori principali di cui tenere conto nel leggere il Certificato Energetico, ed essi sono importanti per comprendere la qualità energetica della casa, ancor più che la collocazione in una classe piuttosto che un'altra, ove si tenga conto che a volte la differenza di un solo kW può far passare da una classe superiore a una inferiore e che, soprattutto in caso di appartamenti poco efficienti, avere un consumo ad es. di 200,0 kWh/m2 anno o di 600 kWh/m2 anno può porre l’edificio sempre in classe G, ma la quantità di energia necessaria al funzionamento varia di 3 volte da uno all’altro.
La sezione Raccomandazioni, al punto 6 del certificato, riporta alcune indicazioni fornite dal certificatore per ottenere un miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio, con i rispettivi valori di EPgl. Tale valore, espresso al fondo come “Prestazione energetica raggiungibile” è riferito all’esecuzione di tutti gli interventi di miglioramento suggeriti dal certificatore stesso.
Da ricordare che la validità del certificato è di massimo dieci anni, trascorsi i quali il certificato non avrà più alcun valore. La validità dell'attestato viene confermata solo se sono rispettate le prescrizioni normative vigenti per le operazioni di controllo di efficienza energetica, compreso le eventuali conseguenze di adeguamento, degli impianti di climatizzazione asserviti agli edifici. Nel caso di mancato rispetto delle predette disposizioni l'attestato di certificazione decade il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non rispettata per le predette operazioni di controllo di efficienza energetica
L'attestato di certificazione energetica deve essere aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione, edilizio e impiantistico, che modifica la prestazione energetica dell'edificio nei termini seguenti:
ad ogni intervento migliorativo della prestazione energetica a seguito di interventi di riqualificazione che riguardino almeno il 25% della superficie esterna dell'immobile; 
ad ogni intervento migliorativo della prestazione energetica a seguito di interventi di riqualificazione degli impianti di climatizzazione e di produzione di acqua calda sanitaria che prevedono l'istallazione di sistemi di produzione con rendimenti più alti di almeno 5 punti percentuali rispetto ai sistemi preesistenti; 
ad ogni intervento di ristrutturazione impiantistica o di sostituzione di componenti o apparecchi che, fermo restando il rispetto delle norme vigenti, possa ridurre la prestazione energetica dell'edificio; 
facoltativo in tutti gli altri casi.